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Verso una visione inevitabile

L’Italia futura ha il nodo ceco della rappresentanza che ci porta verso un’utopia indispensabile.
Se pure voi, nel vostro immaginario politico, non riuscite a trovare un nome, un individuo che vi persuada come il vostro rappresentante alla presidenza della repubblica, un nome capace di sciogliere il nodo ceco della rappresentanza, allora anche voi, oggettivamente fatte parte di un ampio gruppo sociale che si  sta ponendo un quesito fondamentale:
davvero serve, oppure si può avere di fatto, ancora un presidente della repubblica?
Non  è assai significativo il fatto per il quale non si riesce individuare un nome soddisfacente? Una personalità capace di formulare dei nuovi equilibri politici, essere super partes, essere vicino alla parte più svantaggiata della società,  avere le idee chiare sulle questioni di sicurezza, sulle ragioni reali della crisi economica, e che non sia emblema del proprio soggetto politico e inevitabilmente autoritario?
Forse Il presidente uscente, con la sua lunga ed immensa esperienza, ha potuto sperimentare senza grandi successi, ogni possibile equilibrio tra i soggetti politici, governi tra il centro destra, il  centro e il  centro sinistra, come facilmente possiamo ricordare.
Sussistono ancora  ulteriori spazi per dei nuovi equilibri per diversi esecutivi?
Un esecutivo che sia al di fuori e diverso dagli equilibri che il presidente uscente abbia riscontrato nel proprio lungo mandato?
Forse si, ma non nell’ambito dell’attuale disequilibrio politico.
Non siamo giunti ad un momento storico particolare, ad una situazione oggettiva senza via di uscita, ad una condizione di fatto,  per una riforma strutturale della Costituzione, ad esempio? All’elezione, cioè, diretta del capo dell’esecutivo che sia anche il presidente della repubblica?
Ma, non dobbiamo immaginare immediatamente e subito con il pregiudizio, che questo ragionamento sia una tesi per un modello di “repubblica presidenziale”. No. Cancelliamo un attimo i modelli presenti nella nostra fantasia politica e partiamo dalla realtà oggettiva come causa e poi diamo mandato agli esperti, ai costituzionalisti veri, ad un’assemblea costituente, per un nuovo modello politico innovativo proiettato al futuro, per un futuro di una Europa popolare, che non avrà bisogno dell’attuale molteplicità dei modelli presidenziali delle varie nazioni, per diventare poi  una vera Europa sociale e dei popoli. Un Europa molto più innovativa, più giovane, maggiormente avanzata verso una possibile confederazione europea, nel senso ampio della parola.
Sul piano pratico, per contrastare una situazione che dati alla mano ha aumentato la disuguaglianza sociale e ha diffuso la povertà quasi entro tutte le classi sociali intermedie, è  significativa per una Europa che non dà segni vitali, avvisi significativi, difendere i propri valori e riordinare gli assetti principali dell’economia e confermare la propria esistenza sociale, il suo contenuto politico ed economico.
Tornando nella nostra meravigliosa Italia e al tema principale sul quale  stiamo ragionando, con la rinuncia alla presidenza della repubblica si risparmia complessivamente più di 350.000.000 milioni di Euro reali all’anno tra la spesa del  Colle (Euro 352,606,518),  le spese di sicurezza e le sue spese collaterali.
Il risparmio di un solo un anno è più che sufficiente per finanziare una vera assemblea per il rinnovo costituzionale sotto ogni aspetto.
Intanto, mi riferisco all’articolo uno della costituzione che non ha più alcun senso reale non ha un riscontro significativo con la realtà futura. E’ così slogandistico che non trova pari nelle altre carte costituzionali che gettano le loro fondamenta sullo stato di diritto.
Una moderna repubblica si fonda sui diritti e doveri in cui il lavoro costituisce uno dei tanti diritti mancanti, diritti attualmente non sufficientemente protetti.
Credo di conseguenza, invece, alla ripresa e all’estensione dell’articolo 18 della costituzione che sarebbe da riesaminare e ripristinare alla protezione a favore di tutti i diritti e non solo quelli riservati al lavoro e ai lavoratori non autonomi, ma  esteso a quei 25 milioni di italiani che per la metà fanno fatica ad arrivare a fine del mese e per l’altra metà non cominciano nemmeno il mese per arrivare alla metà, dovendo affrontare i debiti dei mesi precedenti.
Questi sono i lavoratori autonomi, gli operai dipendenti, i precari, i disoccupati, i pensionati, i giovani, le donne svantaggiate, i possessori della partita IVA, i piccoli imprenditori e imprenditrici, i medi imprenditori e imprenditrici, ovvero i popoli che costituiscono la struttura portante della società. I diritti fondamentali di questi, non sono soli i diritti riservati al lavoro che sono essenziali comunque, ma sono basilari anche gli altri diritti come diritto alla sanità, diritto alla maternità, diritto alle istruzioni, diritto alla propria sessualità, diritto alla propria fede, diritto alla libertà di pensiero, di parola e di espressione, diritto alla cultura, diritto alla bellezza, diritto alla storia, diritto al patrimonio artistico e culturale, e non ultimo e non di meno, diritto al reddito minimo garantito che libererà e farà crescere quel volontariato laico, indispensabile alla ripresa della qualità sociale, inevitabile in  questo delicato momento di passaggio, che non deve precipitare. E poi, non va ampliato, il meraviglioso articolo nove, che  costituisce la struttura portante della Costituzione italiana? Estesa  anche alla protezione del paesaggio, dell’ambiente, alla difesa della diversità della natura e della cultura? (difesa della bio-diversità)?
Ma il vero lavoro è riservato agli esperti specialisti che con tutto quello che si risparmia dal Colle, passino all’attuazione del sogno italiano, alla creazione di un inizio epocale, al modello per un continente Europeo che deve ancora nascere ed emanciparsi, con una carta di diritti che di conseguenza da luogo, a voce alta alla carta dei doveri verso tutti, seppur non italiani purché non diventino ospiti sempre meno desiderati o soggetti poco giustificabili.
Una visione possibile mi porta ad immaginare il Colle,  per essere il museo di Italia, un esemplare del recupero del patrimonio artistico, storico e culturale, una azione da modello, per iniziare il recupero di più di due milioni di spazi e di manufatti in Italia, da forte contenuto estetico che costituiscono la morfologia di un paese museo, una nazione che è un assetto moltiplicato di bellezza e non solo per il turismo. Diventerebbe il Colle una fonte di prosperità e cultura in cui italiani e non italiani, turisti e pellegrini trovino visibili ogni aspetto di una storia, degna da amare.
Tornando alla questione della costituzione e la libertà di pensiero, di parola e di espressione di cui mi sto avvalendo per scrivere questo post, si tratta di un articolo presente in tutte le costituzioni democratiche e quindi devo esser protetto dallo Stato stesso.
Non mi è chiaro perché, negli stati democratici e laici, bisogna tornare indietro a porre dei limiti a questa fondamentale libertà, invece di proteggerla ed estenderla come valore basilare e principale della democrazia laica, protetta e europea. Certo questa protezione può essere pretesa, in modo circolare e non piatto e lineare, alle appropriate Istituzioni, senza le doppie misure e senza le mezze misure.
Misure intere che invece, sembra che manchino ogni tanto, mentre deve essere pretesa ed estesa dalla cittadinanza intera, come protezione della libertà democratica e laica dell’individuo. Misure queste che non devono piegarsi o adeguarsi alle leggi o paradigmi che provengono dalle culture lontane, mentre necessitano semmai di essere aiutate  e assistite a raggiungere anche loro gli stati maggiori della consapevolezza e conoscenza secolare, per conoscere oggettivamente la causa e l’effetto di ogni cosa e non basarsi sulle superstizioni e scommesse trascendentali devastanti.

E per concludere, un nuovo ordinamento, un rinnovato assetto costituzionale, non potrà gradualmente riformare una nuova rappresentanza che faccia arrivare la voce sociale all’orecchio dell’esecutivo politico? Che attraverso le sue attive istituzioni, come i comitati di cittadinanza, le associazioni, i partiti, i sindacati, ognuno secondo il proprio ruolo e attraverso la propria destinazione faccia arrivare alla politica la propria voce sociale?Sarebbe, oppure, è possibile porre fine all’emblema inconsapevole del paese in cui si è abituati di cercare instancabilmente un individuo, per poi delegare continuamente le proprie responsabilità a questi come il singolo salvatore della patria che poi di fatti i redentori non esistono e se esistono non raggiungono il suffragio indispensabile per governare, bisognosi del premio maggioranza, anziché attraverso una solidarietà sociale. I governi vanno educati con le partecipazioni e coalizioni sociali e non continuamente abbattuti, ma maturati e condizionati, obbligati di apprendere e imparare. La democrazia è auto-correttiva se applicata correttamente.

Verona e i suoi bei Platani

PLATANI SEGATI VIALE GALLIANO _ VERONACondivido le affermazioni di Tobia ck di verona: “Lotte che non sono solo il semplicistico attaccamento al verde ma per promuovere un’altra idea di Verona, con meno cemento, meno centri commerciali, con più salute e più solidale”.

Aggiungo che il dramma del abbattimento dei Platani di Viale Galliano di Verona non è un caso isolato. Esso appartiene ad una visione obsoleta di progetto e non solo a Verona che a sua volta ha sostituito il vecchio Piano Regolatore della città, con il cosiddetto “Piano delle opere o interventi” che appunto di fatto ha trasformato dei milioni di metri quadri della superficie a verde o a destinazione agraria, ad esempio il Bosco Urbano Spianà, in volumi edificabili a destinazioni commerciali e residenziali. Di conseguenza la necessità di una crescita forzata delle infrastrutture di cemento ed asfalto per rendere più appetibili gli investimenti per queste nuove aree edificabili. Gli investimenti che per il momento per la galoppante crisi economica non ci sono e forse non ci saranno mai più. Ma resta il tentativo disperato di pura ucronia che cambierebbe la città in un abnorme sobborgo, quindi la trasformazione di Verona in un colossale parcheggio sopra e sotto terra che modificherà la città in una “infrastruttura” degna delle periferie orripilanti e caricaturali, espressione di falso sviluppo delle megapoli del terzo mondo. Verona è conosciuta in tutto il mondo come la città di bellezza, arte e storia e per la potenzialità culturale, formativa e creativa grazie al suo patrimonio storico e artistico. Il suo territorio è riconosciuto nel mondo per le sue ampie potenzialità di ricchezza, prosperità e impiego, giovanile e non. La questione dei Platani di viale Galliano ricorda che tali potenzialità sono legate ad un patrimonio ambientale e paesaggistico di pregio e ad una particolare posizione strategica, geografica e geopolitica del territorio e della città. Ci riferiamo ad un comportamento arretrato e non responsabile di chi pensa al  singolare immediato interesse nel breve tempo anziché all’interesse per il benessere presente e futuro della Cittadinanza tutta, bloccando proprio ogni qualvolta che un civico e conveniente progetto di cittadinanza, espressa da associazioni e comitati formula proposte per una città ed una vita migliore per la popolazione, e che allo stesso tempo attira il sano interesse internazionale. La comunità internazionale non ha interessi ad investire in un territorio veronese, trasformato in un simulacro di crescita, ovvero in un accumulo di cemento e asfalto congestionato.  Questo tipo di simulacro di sviluppo e crescita, altro non è che la conseguenza di una visione deforme di Verona e il suo territorio. Il caso di Viale Galliano è un esempio stupendo delle proposte cittadine che se attuate, con la giusta manutenzione dei Platani, invece che di abbatterli, porteranno ai  molteplici benefici in quanto:
–          la qualità dell’aria, già fortemente inquinata nella zona di riferimento verrà migliorata;
–          la barriera acustica alle abitazioni adiacenti data dall’attuale cinta alberata verrà riservata;
–          la contribuzione forte della cinta alberata alla diminuzione del riscaldamento estivo verrà riservata;
–          il movimento della fauna residente e migratoria attirata dagli alberi verrà protetta;
–          la prospettiva simmetrica del Viale Galliano che con il taglio delle alberature va perdurata, verrà preservata;
–          l’armonia del Viale Galliano con le antiche Mura adiacenti, verrà preservata
–          la qualità funzionale, estetica, turistica e quindi economica dell’area come parte integrante della città verrà preservata
I GRANDI SPAZI PREESISTENTI A DISPOSIZIONE NELL’AREA CI PERMETTONO DI NON ABBATTERE I PLURI-DECENNALI ALBERI E OTTENERE I SEGUENTI MIGLIORAMENTI:
–          Razionalizzare e migliorare la circolazione veicolare;
–          Aumentare di conseguenza la superficie e il volume del verde;
–          Migliorare la circolazione pedonale;
–          Migliorare le piste ciclabili;
Possiamo aggiungere infine che le proposte per lo sviluppo qualitativo, così come richiesto dai cittadini è raccomandata dalla Costituzione italiana (art. 9) che promuove ogni iniziativa per la conservazione e tutela del patrimonio storico, artistico e paesaggistico, e dalla legge 10/2013, dedicata specificamente alla salvaguardia e tutela del verde urbano.

“Là dove c’era un magnifico rudere ora c’è …”

Minolta DSC

Workshop del 27 giugno 2014 di Tenstar Community.
COMUNICAZIONE E RESILIENZA DEI BENI
La resilienza di un manufatto storico è la sua capacità intrinseca di resistere a forze impulsive negative nel tempo e quindi di trasformarsi da una situazione altamente critica e di degrado ad una condizione positiva di rinascita, sotto le giuste sollecitazioni.

Le opere recuperate sulla base della loro resilienza, divengono portatrici di innovazione attraverso cultura e creatività pluridisciplinare con la possibilità di riorganizzare la rete sociale di formazione e di comunicazione generalizzata ed interattiva.

l’Italia possiede, secondo i dati di Assoedilizia 2013, più di 2,5 milioni di edifici abbandonati e in disuso, molti dei quali di grande pregio architettonico, artistico e culturale con una approvata capacità di rigenerazione resiliente.

Un’Italia da recuperare, utilizzare, rivitalizzare e riempire di contenuti innovativi, anche grazie ai contributi sociali e economici tangibili e esistenti a vario titolo.

Un’occasione resiliente si presenta anche per creare lavoro e ricchezze durevoli con un passo oltre la sostenibilità, con la possibilità di elaborare dei modelli innovativi per una progettazione sociale, per una architettura diversa, antropologica, amica della città e del territorio, proiettata verso un futuro emergente.

Malgrado l’esistenza di queste ottime opportunità, la corsa al cemento non si è mai fermata dando luogo all’aumento di superfici mal costruite, congestioni urbane devastanti e periferie orripilanti.

Nel secondo decennio del terzo millennio, è possibile invece sviluppare le basi per una architettura urbana innovativa e una comunicazione sociale diversa da tutto ciò che ora è in deficit e appartiene al secolo scorso.

Comunicare attraverso i mezzi audio e visivi, sulla base di esperienze concrete e reali, le caratteristiche essenziali del patrimonio naturale, culturale, paesaggistico e architettonico per consentire al sociale di adoperare al meglio i proprie beni e risorse e la recente iniziativa di TEN, propone di sviluppare il tema dell’architettura sociale – antropologica del ventunesimo secolo e la sua comunicazione sostanzialmente differente dai paradigmi progettuali dell’eredità novecentesca che, nei casi migliori furono basati sulle poetiche personalizzate dello star system da una parte e sulla speculazione fondiaria dall’altra, negando comunque ampi valori estetici e larghe ricchezze sociali per gli abitanti delle città e dei territori.

Le persone interessate ai fenomeni innovativi della rigenerazione urbana attraverso nuovi paradigmi della progettazione sociale interattiva, ovvero cittadine e cittadini, studenti, professionisti, imprenditori, costruttori ed esperti di comunicazione, vedono come i propri ideali di cambiamento possano essere realizzati dalla elaborazione concreta dell’ambiente e dalla diffusione estesa della comunicazione, stimolando delle azioni mirate per l’ottimizzazione generalizzata delle risorse e ricchezze della città e del territorio come un fenomeno attuale di resilienza.  Per saperne di più …

LE TRE ANIME DELL’EXPO 2015 (Esposizione Universale Milano 2015)

Kalisham - IranVista da fuori,  l’ Italia potrebbe essere il primo paese occidentale a passare da una società industriale fortemente in crisi  con una  produzione basata sull’energia (Energy based production), ad una nuova società più avanzata  con una produttività basata sulla sapienza (Knowledge based production).
Un passaggio indispensabile, anzi  inevitabile, spinto anche dall’impulso della crisi irreversibile dovuta alla perdita della competitività e supremazia nei mercati mondiali di consumo  di prodotti, in eccesso,  provenienti da tutti i continenti  e prevalentemente dai paesi emergenti e neo-emergenti.
L’italia storicamente ha reso piena giustizia durante  il trascorso periodo della rivoluzionaria industriale, tecnologica  ed informatica . La prima nazione  economicamente moderna è stata l’Italia del rinascimento: il chiudersi del medioevo feudale, l’aprirsi dell’èra contemporanea. L’Italia  potrebbe di nuovo segnare l’ora della nascita di questa nuova era di grande sapienze.
In altre parole, essendo l’Expo una manifestazione con  origini otto-novecentesche,  tipica dei paesi  occidentali dell‘era che fu caratterizzata dai parametri della rivoluzione industriale, sarebbe stato opportuno non candidarsi invece di proporsi, evitando il rischio di essere così anacronistici  nell’ambito dei parametri ampiamente superati.
Non a caso  s’incontra spesso la predisposizione molto più convinta e determinata dei  paesi emergenti. La Turchia è disposta a risarcire i danni dell’Italia purché la manifestazione venga spostata a  Smirne.  Gli Emirati Arabi Uniti stanno già progettando l’Expo’2020 con  forte determinazione. È del tutto evidente perché il cuore di questo tipo di manifestazioni  batte forte nell’ambito dei paesi emergenti.
***
In  alternativa semmai, l’Expo 2015 deve dare il benvenuto ai paradigmi innovativi, economico e sociali del terzo millennio, come l’organizzazione progettuale generale, come l’architettura sociale e  antropologica del ventunesimo secolo, come l’urbanistica partecipata, come la ricchezza dei contributi dal basso distesa nei luoghi deputati sul territorio. Modelli e concetti questi che sono stati citati inizialmente, seppur in modo parziale, nell’ambito di un Master Plan espansivo, includendo molte zone predisposte con un profilo di elevata qualità progettuale, senza ricorso alla cementificazione infrastrutturale  massiccia.
Perché poi è prevalsa una logica retrograda con una visione organizzativa obsoleta, stanca, novecentesca , tautologica e retorica?
La psicosi di “tornare a crescere come una volta” ovvero tornare indietro anziché proiettarsi al futuro emergente?
Evidentemente una  impostazione retrograda di conseguenza, si presta come  l’occasione per sanare  le finanze di alcuni engineering e general contractors per far prevalere delle logiche contrattuali perverse sostituendo e degenerando   concetti  avanzati che l’Expo 2015 avrebbe potuto avere.
Uno stato patologico che non può fare a meno che spingersi verso l’evidente degenerazione dei valori etici professionali attraverso delle inevitabili atti macroscopici di queste settimane che comunque diminuiscono maggiormente  la validità dell’operazione Expo 2015 che avrebbe dovuto essere il portale verso  un futuro diverso.
Una manifestazione che a questo punto  non può continuare senza una forza politica e amministrativa  in grado di avverare gli slogan reali dell’Expo 2015 prendendoli seriamente come un valido contributo alle trasformazioni rivoluzionarie nel modo di produzione sostenibile di cui abbiamo bisogno.
Una gestione degli slogan, annunciate preliminarmente dall’Expo medesimo per  sostenere le risorse naturali e culturali in crescita con il miglioramento della qualità dei prodotti dell’agricoltura con lo sviluppo sostenibile delle piccole comunità rurali per  dei  nuovi paradigmi  di alimentazione, dieta, ambiente, società, economia e salute. Nel caso contrario sarebbe davvero opportuno rinunziare all’Expo 2015, non solo per difetto  riscontrato , in attesa  delle necessarie maturazioni  produttive, sociali economiche e politiche  non più con un’anima corrotta, stravagante e inconsapevole del vero ruolo storico dell’Expo’ in contrasto con una seria  gestione.  Una  vetrina delle sapienze sostenibile a partire dall’Italia verso il mondo .
***
Come consulente mi sono fidato e e seguito rigorosamente le premesse progettuali dell’Expo’2015 per un paese partecipanti, con delle ricerche autentiche a  sviluppare i contenuti  riformatori, anzi rivoluzionari dell’Expo’2015 di Milano, che avrebbe fatto nascere  un padiglione dai contenuti sociali ed estetici innovativi ed originali trattando i temi predisposti dall’expo 2015, senza le mediazioni progettuali sofisticate ma con  concetti quali :

1) Lotta contro la fame nel mondo a favore di una nutrizione globalizzabile;
2) Lotta contro lo spreco  dell’energia a favore dell’energia per la vita;
3) Qualità del cibo per un nutrimento sano ed una alimentazione generalizzata;
4) Vigore e potenza della sapienza al posto dello spreco dell’energia nella produttività;
5) Attenzione al nostro globo malato per recuperare una terra in buona salute;
6) Innovazione di un’ampia gamma di pratiche sociali legate alla qualità della vita;
7) Programmazione dello sviluppo stabile delle risorse umane alternative;
8) Crescita dell’identità individuale in relazione ai valori universali;
9) Ritorno consapevole ad una agricoltura scientifica;
10) Istruzione  ed educazione alimentare per l’innalzamento dell’albero della vita.

Tutto ciò al servizio del  PASSAGGIO EPOCALE DALLA PRODUZIONE DIPENDENTE DALL’ENERGIA AD UNA PRODUZIONE RIVOLUZIONARIA FONDATA SULLA CONOSCENZA,  SAPIENZA E PROGETTO.
L’Expo 2015 di Milano quindi, dovrebbe tornare ad essere  l’occasione per i progettisti e consulenti, ad organizzare la spazialità dei padiglioni dei vari paesi partecipanti  per definire una pluralità di ricchezze delle  attività e  le   prestazioni i che rappresentano la loro diversità nell’ambito del  proprio spazio generale.
Una diversità  che a  sua volta,  attraverso le caratteristiche e  peculiarità ambientali e locali  proiettano la varietà delle prosperità sostenibili  con  visualizzazioni  definite nei modi e criteri utili  per il rilancio delle risorse naturali e culturali tipiche della produzione  agricola dei paesi partecipanti, con raffigurazioni  comunicative tecnicamente avanzate e accattivanti
Di fatto, se si credeva seriamente a ciò che si era scritto come  concetto dell’Expo 2015 avremmo potuto raggiungere una piattaforma comunicativa  vitale dalle fitte relazioni sociali con ampie connessioni  con delle delegazioni commerciali e istituzionali dei paesi partecipanti con i loro imprenditori e investitori sostenibili.
Nel senso contrario,  la mancanza di trasparenza, di controllo serio e disinteressato, il panico economico e finanziario, insomma un ossimoro  dei fenomeni  contradditori  aumenteranno invece, il rischio di ridurre ora, tutto ad una esposizione gastronomica, una piattaforma caratterizzata da defezione nei confronti dei principi e concetti stessi dell’Expo2015 di Milano.  Una deviazione e un disorientamento che in certi casi riduce i padiglioni in luoghi  simili ai magazzini di frutta e verdura oppure a delle super pasticcerie orientaleggianti.
Questo quando alcuni paesi e progettisti che hanno adottato seriamente le raccomandazioni dell’Expo2015, includendo anche le istituzioni nei campi di rendimento scolastico e formativo nonché artistico, culturale e scientifico, indirizzato verso la lotta contro carestie e fame che  serve come base alla emancipazione mentale.
La presenza del verde ovunque come foreste e  boschi urbani, con una varietà panoramica esposta nello spazio per evidenziare il talento della nuova architettura sociale nella direzione paesaggistica e agricola avanzata  è per me come consulente,  una leva a raggiungere una posizione progettuale sostenibile con un concetto specifico basato sulla sapienza per la nutrizione ovvero  cibo per  la mente.  Lavorare per una crescita accelerata come impegno sia verso la propria gente che per la popolazione mondiale con uno sviluppo sostenibile è un’occasione per condividere le soluzioni dinamiche con altri paesi partecipanti rilanciando l’indispensabile atteggiamento  di empatia, estesa ai rappresentanti di milioni di individui del globo. Un lavoro impegnativo  che è in atto per le trasformazioni  nei paesi emergenti .
Altre proposte semplici che con flessibilità, dinamicità e fluidità, possono adottare le raccomandazioni  per un’architettura sociale e antropologica, degna della seconda decade del ventunesimo secolo che ha l’obbligo di differenziare i propri paradigmi rispetto a quelli del 900, in teoria e in pratica, conversando con la testa alta con   critici e osservatori,  specialisti della comunicazione , aprendo la strada ad una nuova organizzazione non personalizzata e non eccentrica che fu tipica dei  progettisti del secolo scorso.

Abbas Gharib Architetto,
Architetto, è stato consulente progettuale per un paese partecipanti all’Expo’2015 Milano.
a.gharib@studiogharib.net
Copyright .www. tenstar-comunity.org

“Against Architecture”, In Search of the lost (River) space – Franco La Cecla in Verona – Italy

View from Castel San Pietro towards the town, Verona, Venetien, Italien

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Photo: Thanks to micromacro / RSI- Storie

From the commencement of the new century forward, the epic of the self-centric architecture and its narcissist cult is hopefully near to its conclusion. To this conclusion, Franco La Cecla, the Italian anthropologic architect gives a quite personal but resourceful version:

For the coming new era onward, La Cecla, claims a huge responsibility from architects. In brief, the outrageous expansions of contemporary urban spaces, parallel to the enormous limits of the fashionable architects, and their “fine de siècle” glamour are in his assertions.

In fact he presents an educational method for looking and understanding the values of the urban spaces, rigorously in his “Contro Architettura”, small but rich book written in Italian, (Bollati Boringhieri IBSN 978-88-339-1879-2), and yet in a recent conversation at the University of Verona, organized by LAC (An Italian “laboratory for Contemporary Architecture”), entitled “excuse me, where is the river?

For instance, his meticulous approach brings in mind the Proustian “La Recherche” but referred to the lost of urban spaces, Say, “À la recherche du (rivière) perdu”, where architecture should not be alienated from the city spaces and the citizens life. Architecture must be searched with a long and deep patience, a kind of Beckettian waiting for Godot, dangling in the city spaces to observe the people behaviors and to understand the hidden talents of each urban space. He wants architects to understand urbanity, sociology, anthropology, economy, politics, history, literature, design to save the urban sense of the cities.

The weight of his discourse on architects becomes bold, for the fact that he does not claim the same commitment from other professionals like urbanists, together with economists, politicians, sociologist, etc., despite that the horrible shaping of our cities and their expansions, within the logic of speculative economy in the field of city development has been much more determined, more than the roles of the stars, superstar and narcissist architects , those who he condemned in his “Contro Architettura”,  the architecture of the “worst century” the whole 20st,

From the beginning of 21st century onward, the global crisis, i.e. the changing of the world economical equilibrium are reflecting on the city development, while the social investments are at their historical minimum quantity. Obviously we are talking about Italy, where it would be difficult to envisage a flourish future of any kind for new builder architects. The only hope is to understand the changes of the approaching methods to the design of architecture and city which shall be done in a complete different way. For instance, La Cecla retains that architects are the poet designers of the spaces of life and living quality. This affirmation can be educational for the rebuilt of the correct approach to the project of architecture in general. The question is where and on what?

The Italian architects of new generation are called to apply their renovated knowledge in terms that are quite particular in Italy because of the existence of wide architectural heritage which is built within a chain of spatial beauty and splendor of landscape, within nature and culture.

In this complex scenery, there are more than three million abandoned buildings, both from historical legacy or from industrial archeology. The first group is to recover and the second group is partly to improve and partly to break down in the favor of the landscape development.

Back to the crisis of Italian economy, it would be difficult to find client investors for such a huge enterprise and it would be rather a frustrating situation for 150, 000 architects, while to this number we should add the building engineers and the surveyors that in Italy they do have the right to build, same as architects!.

The increasing economical deficit and the exponential crisis soon will bring the general condition to forecast a balance between the need of social and professional security from one side and the formation of independent work groups from the other, pretending the participation of large social / professional groups for the desirable making of the high quality urban architecture with the search of the lost urban spaces, with enduring watch to understand the city behavior.

Non solo Pullé

Gli studi di attualità di Tenstar Community sulla splendida villa pullé di Verona – Chievo, sono talvolta applicabili ad altri tesori architettonici, urbani e paesaggistici di Verona.  A Verona, l’allegra e disparata  guerra delle “destinazioni d’uso” tra micro e macro progetti per il recupero dei manufatti pubblici: la sede della Cingaroli (un’accademia apparentemente del tutto spenta), l’estensione del museo di castelvecchio, l’estensione della biblioteca di Castelvecchio, il museo di scienze naturali, la casa del bambino, la casa dell’anziano, la casa dei ragazzi, l’asilo d’infanzia, il supermercato, il centro commerciale, il caffè viennese, il mercatino rionale, il mercato ortofrutticolo, il luna park,  il teatro, il centro direzionale, il parcheggio, il verde pubblico, il parco pubblico, l’accademia della moda, i negozi per il turismo,  il turismo “nouvue rich” di stampo slavo/cinofilo detto turismo di “lusso”, la casa della radio, il museo della radio, l’hockey per gli stranieri, il vintage market, il mercatino di natale, la cittadella della cultura … queste proposte così ossimore,  rappresentano segnale d’allarme per una città che non vuole avere le idee chiare su se stessa Dall’altro canto, l’inutile fretta per trovare una soluzione mercantile alla crisi economica che sarebbe comunque impossibile, sta togliendo la capacità di riflessione ai cittadini per trovare delle soluzioni partecipate, in quanto le soluzioni risiedono in altre sfere. Queste quando nelle città serie, il monumento storico e il manufatto pubblico viene restaurato e conservato per il suo valore e talento intrinseco, prima che il degrado lo annienti completamente. Una volta questa operazione si chiamava restauro conservativo, ma il falso mito per il  tocco di pseudo archistar di turno e inventato, le orrende aggiunte e le  personalizzazioni dei colleghi architetti, affette di individualismo e egocentrismo architettonico, contribuiscono al blocco delle iniziative pubbliche per il recupero immediato dei manufatti permanenti della città, in un paese che di fatto è un museo a cielo aperto, in rovina. So a cosa state pensando: “ma dove troviamo denaro per fare tutto ciò?”  Nel prossimo blog lo dirò. Anzi  per questo argomento ho dato un’intervista ad “Abitare Verona” in uscita in questi giorni in cui dico la mia. E per farmi perdonare Il noto Philipe Daverio, che piace molto alla borghesia veronese e non, in un suo recente intervento a Verona (teatro Nuovo) sosteneva scherzosamente che i veronesi sono mezzo addormentati perché non difendono il loro patrimonio artistico culturale. Naturalmente qualcuno si è offeso e gli ha risposto in senso contrario. Ho voluto dire la mia e ho commesso un’imperdonabile mancanza di diplomazia:  dissi che non è assolutamente vero che veronesi sono mezzo addormentati, sono completamente addormentati. Poi in un’altra occasione (Gran Guardia) Daverio ha parlato di Giulietta Romeo dicendo che questa storia piace molto perché è falsa, che è più o meno vera. E per farmi perdonare dai veronesi ho scritto queste quattro righe: Tra “casta”  e  “impuri”  Giulietta se ne andata., Romeo se ne andato, la storia è rimasta, dolce e triste, con errori, orrori, eros ,“Flying Arrows”, lame volanti e frecce spezzate. e quel William che s’appropriato della storia/, per colpi di maledetti commercianti di sale, portatori della storia in Inghilterra.  Svegliatevi,  Giuliette , svegliatevi Romei, aggiustate le frecce, innalzate la bandiera colorata con l’esercito degli innamorati e degli “inpuri”, verso il tempio della casta, basta un soffio, castelli di carta, scriveremo assieme, questa volta la quarta versione, quella vera e questa volta , l’amore vincerà, Abb.

«Posso osare?» La poesia incontra musica e cinema

(“So I dare?”: in italiano “allora oso”?,  al posto dell’ originale “Do I dare?” : in italiano «Posso osare?» si tratta di un piacevole errore di stampa “è arrivato il tempo di osare?”. Abb.)

Liriche dell’affermata Ida Travi, Marco Scarpa e  Luca Rizzatello con Nicola Cavllaro

Da L’Arena  di Verona 01/01/2014 di B.M.

Ida2-600x192«So I dare»? (in italiano «Posso osare?») è una citazione tratta dal Canto d’amore di J.Alfred Prufrock di Thomas Stearns Eliot. Un poemetto, che precedette di una decina d’anni la pubblicazione della Terra desolata, in cui l’autore americano (ma inglese d’adozione) riflette già, nelle modalità moderniste e complesse del flusso di coscienza, sul significato della poesia e della sua interazione con la società.

E opportunamente «Do I dare?» era il titolo assegnato ad un incontro tra poesia musica e cinema («azioni nella post- contemporaneità») ospitato nello Studio Gharib in corso Porta Palio, sede della Tenstar Community, un’associazione creata per stimolare e sviluppare creatività, cultura, formazione, in plurimi settori artistici.
All’incontro hanno partecipato l’affermata poetessa Ida Travi (che con la sua particolare modalità orale ha recitato alcune liriche dal suo ultimo libro “Katrin, saluti dalla casa di nessuno”) e i più giovani poeti Marco Scarpa (ha presentato l’antologia Traversi e letto poesie dalla sua raccolta Mac’ero) e Luca Rizzatello. Quest’ultimo ha presentato la casa editrice Prufrock (da lui fondata nel 2012 e sua volta attiva non solo nell’ambito della carta stampata) e alcune videoinstallazioni, realizzate con Nicola Cavallaro, con le registrazioni di sue letture dalla raccolta Mano morta con dita. Alla base di Tenstar Community – ha spiegato l’architetto Gharib – la voglia di contrastare l’idea – recentemente così sintetizzata da Philippe Daverio in un incontro al teatro Nuovo – che Verona sia una città bellissima ma «semiaddormentata». «Bisogna smettere di sentirsi incompresi», hanno più volte detto i partecipanti all’incontro, «e invece agire, trovare il coraggio di avvicinarsi agli altri, di essere poeti, di sognare, di liberare le nostre verità». Osando, appunto, cercare fino all’estremo felicità e bellezza. Ospite speciale dell’incontro l’atttrice regista iraniana Mania Akbari, protagonista del film Ten di Abbas Kiarostami, proiettato al termine dell’incontro dopo una breve introduzione di Ugo Brusaporco.

B.M. L’Arena di Verona 01/01/2014

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TENSTAR COMMUNITY – Presentation

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www.tenstar-community.org

Associazione registrated in Italy – Verona C.F. 93241700231                                                                                                                      

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PRESENTATION by Abbas Gharib

Tenstar Community is an Association of the Third Sector in charge of Education, Culture and Creativity. Domains of its actiosn are the ten creative sectors ,  hence the name Tenstar, such as Architecture, Visual Arts, Cinematography, Design, Engineering, Photography, Graphics, Design, Music, Performing Arts and Urban Regeneration .

Its achievements to promote the creative sectors, putting them in interaction for economic and social renewal, are training courses, workshops, conferences, exhibitions and festivals that are organized systematically in its own spaces or out of sight when necessary. The spaces of the association also give place to all proposals and associations that are related to the topics of Tenstar Community.

Its social content is formed by the participation of citizens that they more and more attain the strong appeals from the current cutting age transformations, working for the construction of a renewed society with the values ​​and models for a large but sustainable prosperity.

Its economic substance derives from the value added recourses, produced by its projects and services which includes those of the third sector organizations, institutions and individuals, those and who in fact participate in the projects and the realizations of the changes towered the post-industrial society. This is not a project of socio-economic theory, but a practical action for Education, Culture and Creativity that operates inside the regenerating spaces of Italian cities and the territories, called “Manufatti Urbani e territoriali” as Common Goods.

All These,  mean to live in a creative urban and civic context which is an urban live- museum, and knows how to put its inhabitants, youngest, creative talents, and the disadvantaged classes in the favorite conditions, suitable to express their full potential skills in their own field of social and participatory actions.

Hence, Tenstar Community works on an economic and cultural paradigm that goes beyond the division between public and private endeavors. This means involving citizens, attracting economic performers on a territorial scale to recover resources from micro-system of their own neighboring district but toward a macro- system of strategic governance in the means of citizens sovereignty in the municipalities, provinces, regions and country, all the way for the higher purposes.

We are at a crucial stage for the prosperity and economic future of our cities, while the third sector associations are recognized and supported as a key lever for development by the European Commission, which has announced its intention to mobilize public and private resources, to invest in the growth of an ecosystem of social entrepreneurship across Europe.

But not only the European Commission. Tenstar Community is concerned with the evolved foundations and investors in emerging countries, emirates and sultanates that respect the public nature of the resources, as well with young creatives of countries such as Brazil, Russia, India, China, parts of Africa, the former Soviet republics around the Caspian Sea and the Middle Eastern countries of the Persian Gulf that have always a “dream ready in the drawer”: the first to invest in Italy if there is a serious and sustainable project, and the second, that the younger generation, to attend an advanced course of training, cultural and creative within the creative sectors in Italian Museum-Cities, such as Verona where Tenstar is Stabilized and are prepared to face even high costs in order to realize their dream.

Limits and the posibilities of Cultural Economy

and Italy as an extended Museum

In the last month of June 2013, for Tenstar Community have appeared initiatives that clearly delineate new frontiers of cultural economy that Italy begins to pursue. These events are to trigger a new innovative model to combine art, culture, education, professions and activities, suitable for the creation of a new value added economy: The economy of culture.

The integration then, between culture and work, art and craft, technology and new professions, initiates to represent a new economic horizon of employments to make up for the disappointing industrialist hopes. It is obvious that these hops cannot represent a sustainable future for itself, nor for many young graduates and talents.

Italy, as a permanent museum country, needs to outline a new model of development based on the economy of culture by experiencing the new professions getting from prevailing trends of the twenty-first century. This country can fairly invok in anticipation, the need of innovative culture, the promotion of the becoming future, to prevent the industrial predicament and the consequent loss of jobs, regularly occurring.

Beginning from the rise of the creative citizens, outlining its strengths and weaknesses, expressing a heartfelt enthusiasm for pursuing creative tasks:  these are the three conditions to enable the making of an appropriate general climate to emphasize the need of the new educational, cultural and creative facilities consistent with our goals. From here, the need of identification of a “strategic center” in the city which means having an particular institution which sets a  path for our future of economy and employments.

According to these tasks, the new development  for the Italian twenty-first century paradigms, necessarily pass through  the horizons of new knowledge of the creative sectors. Society have to bypass the vision of the twentieth century industrialists and Fordists models, because it is like looking to the future from the rearview mirror of the car, instead of promoting the younger generation for the basics of the new creative professions, i.e. the value of innovative products and services, the identification of new needs to which finding original solutions.

In addition to having to create the general conditions to act in our creative age, we first need to identify the new educational processes, consisting with the said objectives. We also need more physical resorts to start with education, culture and creativity, within all sixteen creative sectors with their related events, workshops and festivals.

In Verona, the city where Tenstar Community  Association is established in Italy, the abandoned but excellent compound of Habsburg Arsenal can become the great laboratory for these goals, where citizens, young graduates, artisans and those who want to ride with the new trends, together with disadvantaged classes can be able to study, to experiment, to produce new products and  services, assist to restart updated manufacturing sectors and new trades suitable to economy of our future, attracting talents from other regions and international contexts.

For basic creative sectors we intend: urban regeneration, architecture, engineering, visual arts, design, cinema, graphics, music, performing arts, photography, to which you can add agro-nutrition, agriculture, hi-tech, tourism, multimedia publishing, applied arts, crafts and develop them by events, festivals, audio video, Internet, web television, promotional campaigns and communications. These are the sectors with the potential of producing high added value, especially when in interaction. These certain kind of activities are not learned in our schools but they certainly represent new occupations and professions for years to come.

To succeed in this creative revolution in our creative age, which takes time, it is important to set the scene now, understand that this is the future and complete the transition from an old industrial society to a new creative one, investing in people and in creative urban heritages, enriching the creative assets and remaining a concerned open society. Moreover, if there is not a place for center engine, for a subject that sets in motion a sensitive process as outlined here, all the keynote speeches, all the proposals on strategies to follow are likely to be fantasy exercises and worst of rhetoric and tautology.

The activation of the new dynamic revolution of education, culture and creativity needs therefore, the recuperation of  one or more compounds, taken from the restoration of the excellent but abandoned monuments of the city, or from the industrial archaeologies. The session explores cases of abandoned public spaces that become resources for communities of reference and asset for local development. Projects that seek to transform public infrastructure, degraded areas, marginal and under-used resorts, making it possible to more complex use and return to urban space as a constitutive dimension of social value.

These resorts are usually chaired by a foundation which is made up of representatives of different categories whose the concert of powers might also boosts the creative age in the province and region, designated by productive entrepreneurs, by cultural institutions, by universities and foundations to be appointed by the Provincial Government. The task of this new institution is to develop strategies and concrete projects for the topics by an agenda for the creative age such as educating the population and the young generations of the  creative era, strengthen the university as the pole for development of talents, invest in the creative infrastructures, and create the legislative conditions necessary for the objectives.

Is Verona the attractive city of Veneto in Italy, or your own city in Italy, ready to take this new model of development? Is there the vision and the political will to take these new ways of research and development, transformation and growth? Is there awareness among the cultural elite, the political  power and the university authority on the inevitability of the problem?

The upbeat answers to these premises follows the future of Verona and other creative cities. Scores of young graduates of talent, unfortunately are at the point of departure and the abandonment of the country if nothing is done drastically.

If you save Italy, you’ll save the world

It is quite true that the traditional economies in the Western Nations, having so far the industrial  productions system as their propulsive engines, have now reached their state of saturation and fulfillment by their own cycles of evolution. This statement might incredibly be factual even in the realm of land rents in which the building speculation had been its locomotive, but no more profitable at the present and future.

In fact it is rather obvious that the traditional systems of industrial productions, in their current form, are no longer able to create a sustainable added-value into economy.

These are good reasons why the current economy tends towards a decline which requires the search for new solutions through innovations, for which the cultural and creative productions are giving an important contribution for the entrance to a new and higher stage of economy.

Among other causes, the propulsive capacity  of development in many basic sectors of industrial productions, that are created in the emerging countries like Brazil, Russia, India, China and South Africa, namely “BRICS”,  in turn are joined by others such as Turkey, Mexico, Peru … with unbeatable costs and conditions for their productions, crucial to the conquest of world markets, although socially unsustainable.

But a leading trend of innovative economy by now, is showing to companies, institutions, associations and individuals based on the progressive robustness and dynamic vastness of the economy in higher stage, basing on the concepts of creativity and culture, to produce a large added value and consequently, quality of life and prosperity.

The success of this trend needs the  active participation of Citizens, working classes, Municipalities and Companies as the first true beneficiaries of the new economic model in the way of implementation.

***

Citizens including villagers in Italy historically are having a high potential to develop a sustainable growth based on education, culture and creativity. This potential need of beauty,  needs to be transformed into the concrete facts.

A considerable part of the Italian economy is already produced by the creative industries, but it can be expanded exponentially with commitment to research and development, social awareness and creative work.

According to the representatives of the innovative economy, such as Tenstar Community, growth within ten creative sectors that are currently present in the most environments in Italy, it is possible to build a large value added into the financial system, able to tow the traditional economy trough the great potential of the sustainable developments, in the fields of urban regeneration, architecture, engineering, visual arts, design, cinema, graphics, music, performing arts, photography, to which you can add others as agro-nutrition, agriculture, hi-tech, tourism, by putting them in interaction with each other to create innovations.

The natural, cultural and manufacturing resources, in Italy are present in every place, in the cities as in the small villages, from the plain to the mountains. These assets, should be available for citizens, communities, younger generations and disadvantaged classes to work and create a new vision of themselves and to make Italy as the pioneer of renewals through education, culture and creativity.

The regeneration by restoration and recovery of the heritages from architectural, cultural and creative manmade in Italy, which are located everywhere, in the environments of many cities and villages, is in itself a revolutionary path and a reference model for the other territories.

In order to have the major success for  the great transformation, citizens and entrepreneurs need to participate in this renovation and adapt to new challenges, navigate through the artistic heritages as the common goods and ensure a sustainable ecological and social content for them.

The project on the “Economy of Culture –  Educational, Cultural and Creative sectors, as engines of economic growth”,  created also by Tenstar Community, is sponsored by many business realities, associations,  institutions  and individuals and  is having the main objective to draw around a symposium of comparison, the constituent parts of the territory, ranging by entrepreneurs to crafts, from industry to agriculture, from volunteering in associations, culture and tourism, with the aim of activating in the short time, interactions at the concrete level which have real benefits in the coming years.

In order to involve the largest possible number of corporate and people we have requested the support of the City Halls and still asking the support of other institutions of the cities and provinces as promoters as well as yourself.

The first phase of the project consists of a two-day symposium to be held in Verona, in the Palazzo della Gran Guardia, which will have the task of providing knowledge on the potentials of Economy of Culture, Social Economy and innovative entrepreneurship, creating resources and wealth through the creative industries, to merge the investment funds of the Third Sector, Foundations and the investors of the areas of creativity, culture and education and the creative industries towards the regeneration of existing heritages and resources.

Followed by a second phase in which will be set up by four working groups whose task will be the collection and organization of  the specific themes in relationships to Cultural Economy that will be included as part of an information platform, digital and paper.  The result of the Symposium as a reference model implemented in a single document sharing which will serve as a guideline for an active development  in a perspective towards the future, for the creation of a true Italian “creative territory” as the reference model for other subjects.

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Mantua – Courtesy of Tenstar Community – Photography

Nextblog for Parviz

Hi Parviz

“Next Blog”, is mainly  concerned with Italian rise of citizens for education (formation), culture and creativity. The question might be posed as “what makes Italy so special to be a pioneer in educational, cultural and creative revolution?”:

–          Italian Citizens have an elevated potentiality of using creativity as lifestyle mostly as individuals, but If they walk together, they will rise together;

–          A part of Italian economy is already covered by creative economy. It can be increased exponentially if we work on it;

–          Most of the “ten” creative sectors, like architecture, cinema, design, engineering, graphics, music, performing arts, photography, urban regeneration and visual arts, as well as sectors like nutrition, agriculture, hi-tec, libraries, and museums, are able to create a huge added value, perhaps not enough to tow the fair  part of  traditional economy for the moment, but there are many intensive possibilities to make them grow;

–          The cultural and creative heritage of Italy is the largest in the  world in quality. The recovery of this heritage,  in and of itself,  is a revolution already;

–          Natural and manmade resources are expanded everywhere, in large cities and in small villages from  North to South, from Islands to mountains. They give to communities and people a provocative new way of looking at them for how important they are for reshaping our environments by their reevaluation.

–          As you can find in the “Next Blog”, there are related posts regarding the rise of citizens for Educating, Culture and Creativity, for their economical structures and for their cultural superstructure, in a cutting age;

–          These huge possibilities are making Italy “special” for a primary position for the rise of economy from creativity. How to proceed? www.tenstar-community.org, Although, I admit that question here is to prosper or to go default?, to thrive or to wither? , to be … ?

A.G.

Parviz

Dear Gharib,

First of all I would like to express my interest for your blog: it’s rich and interesting.

I have read carefully some contents of the blog and I would like to pose a question about the “revolutionary criteria for solving the difficult situation in the Western world in an uncertain time”.

While you are suggesting to invest in the cultural and creative resources in order to implement the innovations in the economic system, saying that trough a social process of creative economy we can find our international competitiveness, I should say that in the mean time, China, India and other emerging countries already are working truly so hard to improve their educational, cultural  and creative sectors with huge investments getting ready to face the global arena as leaders even in culture and creativity.

What makes us so special from the Brics and other rising countries, when quiet everyone is saying that the focus of the economy center of gravity is moving from the Western world to the emerging countries?

Thank you

Parviz

Innovative Economy

The economy produced by sectors of education (formation), culture and creativity, in turn can produce a large amount of plus-value versus the economy of traditional productions, which are now unable to create added value, as  the base of crisis phenomena in Western countries. It seems that relevant sectors to work on, are Urban regeneration, Visual arts, Performing arts, Photography, Music, Graphics, Cinema, Engineering, Architecture, as well as Tourism, Agriculture, Nutrition, Web, Advertisement and Communication. The main condition is the ability of  generating  interaction amongst these creative sectors and develop them in the right places within recovered urban heritages. These sectors, once put in interoperability can tow the traditional productions of trading sectors, by research and development to promote them by casing of reconvention, innovation, transformation where occurs or moving them if necessary. obviously a solid social welfare is needed to implement such a project together with a great dose of volunteering. Back to Italy, Pier Luigi Sacco, has produced a large knowledge regarding the Economy of Culture. Regarding the subject, his recent book  written with Christian Caliardo is “Italia Reloaded” (Mulino Edition).

According to the authors, paradoxically, Italy, the country “that has the culture in its DNA”, is also the one which is left behind in this field, clinging to old patterns and to outdated perceptions, first of all, because of the deep separation between the preservation of artistic heritage and production of contemporary cultural and  art. The chest, in which Italy preserve her artistic heritage, became in fact, a tomb which is home of the repressed culture and imprisons the country for at least thirty years, in a state of collective amnesia and creative paralysis, same for entrepreneurial and organizational tasks. We have to get out of this trap, becoming the propulsive factors for identical reconstruction of  the country: innovation, creativity and cultural production are the only elements that can break the psychological barrier that penalizes Italy, also on the economic side.

A.G.

L. to R. Christian Caliardo e Pier Luigi Sacco

From L. To R. Christian Caliardo and Pier Luigi Sacco, The authors of (“Italia Reloaded” Mulino Editions 2013) at “Le Storie” in Italian RAI3 Television, conducted by Mr. Corrado Augais”

Next Blog for Martin

Hi Martin,

–          people like Domenico De Masi (sociologist of creativity and work), Pier Luigi Sacco ( Economist of assets based on Cultural reloading), Charles Landry (Urbanist of Creative cities), Richard Florida (Urbanist and promoter of creative class rising), are quite important to the urban regeneration movements with their publications and activity. –       Associations and foundations of third sectors like “IdeaTRE60”, Tenstar Community “Save Italy” and many others, are quite relevant for citizens to associate and become creative activist. The role of citizens and associations are determining to save urban richness realities. People like Salavtore Settis (Archeologist and Art Historian of popular actions for common goods) and their works are to be taken in the serious reckon and consideration. so, associating and civic actions are the step to take.

–       Participating-creative-citizens are those who become aware of their rights of citizenships, enshrined by almost all Constitutional charters. Design for Urban Regeneration is now essential by the improvement of the urban historical heritages of or industrial buildings in Italy. Their pure recuperation without remodeling but enhancing their spatial integrity  become essential for the new containers of education, culture and creativity.

–       At this point, it might be clear that who are the active participant (The Creative Citizens), where they unite (The associations) and where they meet (The urban creative spaces).

–       To enhance the third economy, the ruling  creative sectors are Urban Regeneration,  Architecture, Visual Arts, Engineering, Design, Photography, Cinematography, Performing Arts, Music, Graphics, Web including as inventive sectors Advertising, Publishing Jobs, Tourism, Agriculture and alimentation Sciences, New Museums Sciences, New Libraries Sciences. Therefore, The works for the recuperation and restoration of urban spaces and developing works on Education, Culture and Creativity, in inventive sectors, creates new types of long term and sustainable employments, particularly for youngest and for disadvantaged classes.

A.G.

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Save Italy

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Save Italy is a Movement proposed  by Italian – French Semiotician Philippe Daverio for the first time. The question now is quite generalized and accepted by many people as an imperative. The main issue is how to do and what to do, even if the problem, under most aspects is similar to the crisis of other parts of western world, which is not merely economical. The solution seems to be rather complex but not impossible. Think of the huge collapsing patrimony of Italian architectural heritage, the abandoned industrial archeology in almost all parts of Italy. All these construction have the possibility to become the main centers for education, culture and creativity that Italy really needs like many other western or non-western nations. Now the main question changes to what would be the contents in this places, the costs, who is going to pay for, and what would be the complete usage. The action is absolutely rewarding because it will create occupation, assets, professional profiles. These objectives can be reached if supported by main structures: participation of citizens and the large developments  of third sector economy which can be called creative and cultural economy, which its plus value need to be invested, with no-dividend in the same educational, cultural and creative tasks. See Also

English: Philippe Daverio. Capo di Ponte, Val ...