L’Italia futura ha il nodo ceco della rappresentanza che ci porta verso un’utopia indispensabile.
Se pure voi, nel vostro immaginario politico, non riuscite a trovare un nome, un individuo che vi persuada come il vostro rappresentante alla presidenza della repubblica, un nome capace di sciogliere il nodo ceco della rappresentanza, allora anche voi, oggettivamente fatte parte di un ampio gruppo sociale che si sta ponendo un quesito fondamentale:
davvero serve, oppure si può avere di fatto, ancora un presidente della repubblica?
Non è assai significativo il fatto per il quale non si riesce individuare un nome soddisfacente? Una personalità capace di formulare dei nuovi equilibri politici, essere super partes, essere vicino alla parte più svantaggiata della società, avere le idee chiare sulle questioni di sicurezza, sulle ragioni reali della crisi economica, e che non sia emblema del proprio soggetto politico e inevitabilmente autoritario?
Forse Il presidente uscente, con la sua lunga ed immensa esperienza, ha potuto sperimentare senza grandi successi, ogni possibile equilibrio tra i soggetti politici, governi tra il centro destra, il centro e il centro sinistra, come facilmente possiamo ricordare.
Sussistono ancora ulteriori spazi per dei nuovi equilibri per diversi esecutivi?
Un esecutivo che sia al di fuori e diverso dagli equilibri che il presidente uscente abbia riscontrato nel proprio lungo mandato?
Forse si, ma non nell’ambito dell’attuale disequilibrio politico.
Non siamo giunti ad un momento storico particolare, ad una situazione oggettiva senza via di uscita, ad una condizione di fatto, per una riforma strutturale della Costituzione, ad esempio? All’elezione, cioè, diretta del capo dell’esecutivo che sia anche il presidente della repubblica?
Ma, non dobbiamo immaginare immediatamente e subito con il pregiudizio, che questo ragionamento sia una tesi per un modello di “repubblica presidenziale”. No. Cancelliamo un attimo i modelli presenti nella nostra fantasia politica e partiamo dalla realtà oggettiva come causa e poi diamo mandato agli esperti, ai costituzionalisti veri, ad un’assemblea costituente, per un nuovo modello politico innovativo proiettato al futuro, per un futuro di una Europa popolare, che non avrà bisogno dell’attuale molteplicità dei modelli presidenziali delle varie nazioni, per diventare poi una vera Europa sociale e dei popoli. Un Europa molto più innovativa, più giovane, maggiormente avanzata verso una possibile confederazione europea, nel senso ampio della parola.
Sul piano pratico, per contrastare una situazione che dati alla mano ha aumentato la disuguaglianza sociale e ha diffuso la povertà quasi entro tutte le classi sociali intermedie, è significativa per una Europa che non dà segni vitali, avvisi significativi, difendere i propri valori e riordinare gli assetti principali dell’economia e confermare la propria esistenza sociale, il suo contenuto politico ed economico.
Tornando nella nostra meravigliosa Italia e al tema principale sul quale stiamo ragionando, con la rinuncia alla presidenza della repubblica si risparmia complessivamente più di 350.000.000 milioni di Euro reali all’anno tra la spesa del Colle (Euro 352,606,518), le spese di sicurezza e le sue spese collaterali.
Il risparmio di un solo un anno è più che sufficiente per finanziare una vera assemblea per il rinnovo costituzionale sotto ogni aspetto.
Intanto, mi riferisco all’articolo uno della costituzione che non ha più alcun senso reale non ha un riscontro significativo con la realtà futura. E’ così slogandistico che non trova pari nelle altre carte costituzionali che gettano le loro fondamenta sullo stato di diritto.
Una moderna repubblica si fonda sui diritti e doveri in cui il lavoro costituisce uno dei tanti diritti mancanti, diritti attualmente non sufficientemente protetti.
Credo di conseguenza, invece, alla ripresa e all’estensione dell’articolo 18 della costituzione che sarebbe da riesaminare e ripristinare alla protezione a favore di tutti i diritti e non solo quelli riservati al lavoro e ai lavoratori non autonomi, ma esteso a quei 25 milioni di italiani che per la metà fanno fatica ad arrivare a fine del mese e per l’altra metà non cominciano nemmeno il mese per arrivare alla metà, dovendo affrontare i debiti dei mesi precedenti.
Questi sono i lavoratori autonomi, gli operai dipendenti, i precari, i disoccupati, i pensionati, i giovani, le donne svantaggiate, i possessori della partita IVA, i piccoli imprenditori e imprenditrici, i medi imprenditori e imprenditrici, ovvero i popoli che costituiscono la struttura portante della società. I diritti fondamentali di questi, non sono soli i diritti riservati al lavoro che sono essenziali comunque, ma sono basilari anche gli altri diritti come diritto alla sanità, diritto alla maternità, diritto alle istruzioni, diritto alla propria sessualità, diritto alla propria fede, diritto alla libertà di pensiero, di parola e di espressione, diritto alla cultura, diritto alla bellezza, diritto alla storia, diritto al patrimonio artistico e culturale, e non ultimo e non di meno, diritto al reddito minimo garantito che libererà e farà crescere quel volontariato laico, indispensabile alla ripresa della qualità sociale, inevitabile in questo delicato momento di passaggio, che non deve precipitare. E poi, non va ampliato, il meraviglioso articolo nove, che costituisce la struttura portante della Costituzione italiana? Estesa anche alla protezione del paesaggio, dell’ambiente, alla difesa della diversità della natura e della cultura? (difesa della bio-diversità)?
Ma il vero lavoro è riservato agli esperti specialisti che con tutto quello che si risparmia dal Colle, passino all’attuazione del sogno italiano, alla creazione di un inizio epocale, al modello per un continente Europeo che deve ancora nascere ed emanciparsi, con una carta di diritti che di conseguenza da luogo, a voce alta alla carta dei doveri verso tutti, seppur non italiani purché non diventino ospiti sempre meno desiderati o soggetti poco giustificabili.
Una visione possibile mi porta ad immaginare il Colle, per essere il museo di Italia, un esemplare del recupero del patrimonio artistico, storico e culturale, una azione da modello, per iniziare il recupero di più di due milioni di spazi e di manufatti in Italia, da forte contenuto estetico che costituiscono la morfologia di un paese museo, una nazione che è un assetto moltiplicato di bellezza e non solo per il turismo. Diventerebbe il Colle una fonte di prosperità e cultura in cui italiani e non italiani, turisti e pellegrini trovino visibili ogni aspetto di una storia, degna da amare.
Tornando alla questione della costituzione e la libertà di pensiero, di parola e di espressione di cui mi sto avvalendo per scrivere questo post, si tratta di un articolo presente in tutte le costituzioni democratiche e quindi devo esser protetto dallo Stato stesso.
Non mi è chiaro perché, negli stati democratici e laici, bisogna tornare indietro a porre dei limiti a questa fondamentale libertà, invece di proteggerla ed estenderla come valore basilare e principale della democrazia laica, protetta e europea. Certo questa protezione può essere pretesa, in modo circolare e non piatto e lineare, alle appropriate Istituzioni, senza le doppie misure e senza le mezze misure.
Misure intere che invece, sembra che manchino ogni tanto, mentre deve essere pretesa ed estesa dalla cittadinanza intera, come protezione della libertà democratica e laica dell’individuo. Misure queste che non devono piegarsi o adeguarsi alle leggi o paradigmi che provengono dalle culture lontane, mentre necessitano semmai di essere aiutate e assistite a raggiungere anche loro gli stati maggiori della consapevolezza e conoscenza secolare, per conoscere oggettivamente la causa e l’effetto di ogni cosa e non basarsi sulle superstizioni e scommesse trascendentali devastanti.
E per concludere, un nuovo ordinamento, un rinnovato assetto costituzionale, non potrà gradualmente riformare una nuova rappresentanza che faccia arrivare la voce sociale all’orecchio dell’esecutivo politico? Che attraverso le sue attive istituzioni, come i comitati di cittadinanza, le associazioni, i partiti, i sindacati, ognuno secondo il proprio ruolo e attraverso la propria destinazione faccia arrivare alla politica la propria voce sociale?Sarebbe, oppure, è possibile porre fine all’emblema inconsapevole del paese in cui si è abituati di cercare instancabilmente un individuo, per poi delegare continuamente le proprie responsabilità a questi come il singolo salvatore della patria che poi di fatti i redentori non esistono e se esistono non raggiungono il suffragio indispensabile per governare, bisognosi del premio maggioranza, anziché attraverso una solidarietà sociale. I governi vanno educati con le partecipazioni e coalizioni sociali e non continuamente abbattuti, ma maturati e condizionati, obbligati di apprendere e imparare. La democrazia è auto-correttiva se applicata correttamente.